giovedì 30 maggio 2013

LEGGE SUI MATRIMONI GAY: I FATTI SMENTISCONO


Dal quotidiano IL FOGLIO (del 30.5.13) l’articolo di Roberto Volpi informa in merito a una tendenza significativa: “Fatta la legge, i gay in Europa non si sposano più. Lo dicono i numeri”. Ne riportiamo alcuni passi. 
Per leggere l’articolo completo: http://www.ilfoglio.it/soloqui/18421

“[…] Il matrimonio omosessuale, quantitativamente parlando, sta disattendendo le attese. Non ha sfondato in Olanda. In Spagna, dopo la punta di oltre 4 mila nel 2006, primo anno dopo l’approvazione nel 2005, la cifra dei matrimoni omosessuali si è assestata sopra i 3 mila senza più superare i 3.500 all’anno: cifre nettamente inferiori anche rispetto alla più contenuta delle previsioni. Stesso andamento in Inghilterra: boom nel primo anno (anche lì il 2006) dopo quello dell’approvazione, poi un calo progressivo e un assestamento che ha portato i “same-sex marriage” a pesare per poco più del due per cento sul totale dei matrimoni. 
      Mancanza di entusiasmo, dunque. “Lack of nuptial enthusiasm among gay couples”, come la definisce Vera Bergkamp, che cerca di darsene una spiegazione. Anzi, tre. Minore pressione sugli omosessuali esercitata da famiglia e amici; meno coppie gay che si sposano per avere bambini delle corrispondenti coppie eterosessuali; più individualismo e meno orientamento alla famiglia tra molti omosessuali […]. Detto in termini spicci: si profila, all’interno dell’“inverno” del matrimonio, il fallimento di quello omosessuale.
    Se proprio quel fallimento non è già nelle cose. A dirlo sono come sempre i numeri. Tornando  all’Olanda: dopo dieci anni in flessione, dal riconoscimento dei matrimoni omosessuali appena una coppia omosessuale su cinque (che dunque già convive) risulta sposata. I trionfi del matrimonio omosessuale, dunque, appaiono soprattutto mediatici e preventivi. Caso significativamente assai diverso da quanto avvenuto per altre “conquiste civili”. […] Un tale, comune andamento svela quel tanto di artificiosità, di invenzione tutta politica che c’è nel matrimonio omosessuale. Quell’eccesso legislativo, nel senso dei diritti, che va tanto di moda perseguire ma che più che corrispondere a dati di realtà solletica e tende a ingraziarsi segmenti di società particolarmente attivi che, della realtà, si ergono a interpreti e rappresentanti, non sempre essendolo veramente.
   Mentre invece il riconoscimento delle coppie omosessuali e dei loro diritti è qualcosa che ha un senso pieno e avvertito come tale, il matrimonio no: sono i comportamenti concreti a svelare questa verità. I loro stessi atteggiamenti concreti. Quando non addirittura gli stessi, concreti giudizi delle organizzazioni direttamente coinvolte. Le loro stesse, oneste, ammissioni.

mercoledì 29 maggio 2013

UNA NUOVA E CRESCENTE MALINCONIA OMOSESSUALE


Pubblichiamo l’articolo dello scrittore Antonio ScuratiLa crescente malinconia omosessuale” uscito su “La Stampa” del 28.5.13.
Dalla premiazione al Festival di Cannes del film che racconta la storia di un amore lesbico al gesto suicida dello storico Dominique Venner in Notre Dame a Parigi: “Ci ritroviamo tutti - osserva Antonio Scurati - qualunque siano le nostre idee e i nostri sessi, nel chiaroscurale travaglio culturale 
attraverso il quale l'essere umano genera se stesso 
in una storia aperta al rischio e al fallimento”

"Vivere liberamente, esprimersi liberamente, amare liberamente”. Lo ha proclamato Abdile Kechiche dal palco del Festival di Cannes ricevendo la Palma d'oro per «La vie d'Adèle», storia di amore lesbico tenero e appassionato tra due giovani donne. Mentre in Costa Azzurra si celebrano i fasti cinematografici dell'amore lesbico in scintillanti serate a inviti, a Parigi, centinaia di migliaia di persone affollano la Spianata degli Invalidi per protestare contro la legge che elimina ogni riferimento all'identità sessuale dal codice civile, e con esso il concetto di padre e di madre. Tutti «invalidi» mentali e sentimentali questi angosciati oppositori del libro amore? 
Abbiamo, dunque, da un lato i seguaci dello scrittore Dominique Venner, il vecchio kamikaze d'Occidente feroce e delirante che, vestito di tutto punto, si spara un colpo al cuore sull'altare di Notre Dame per protestare con la propria morte contro i matrimoni gay e, dall'altra parte, le fanciulle in fiore che si amano liberamente sulla croisette di Cannes esaltate nello splendore giovanile dei loro corpi nudi dal regista franco-tunisino emancipatesi dall'oscurantismo islamico per convertirsi al radioso progressismo occidentale? Temo di no, temo che sarebbe un errore abbandonarsi alla consolante contrapposizione tra vecchi e giovani, progressisti e reazionari, liberi (buoni) e cattivi (da captivus, che è fatto prigioniero in guerra e vive in servitù). Posto in questi termini, il trionfo cinematografico dell'amore lesbico rischia di essere l'ennesimo lavacro per la falsa coscienza di un Occidente decadente votato a un progressismo di facciata. 
Disegno di Francesca Magro, 2009
Questa pregiudizievole contrapposizione tra liberi e cattivi si prolunga, nel dibattito giornalistico, in quella tra natura e cultura. Da un lato ci sarebbero i retrivi, ottusi sostenitori dell'idea che i ruoli sessuali si fonderebbero su una fantomatica «natura umana» e dall'altro gli alfieri della illuminata consapevolezza riguardo al fatto che i generi sessuali sono frutto di processi culturali. Se, però, abbandoniamo questa versione caricaturale, ci ritroviamo tutti, qualunque siano le nostre idee e i nostri sessi, nel chiaroscurale travaglio culturale attraverso il quale l'essere umano genera se stesso in una storia aperta al rischio e al fallimento. 

martedì 28 maggio 2013

L'INCONSCIO E LA DIFFERENZA UMANA


Riportiamo la recensione di Giuseppe Bonvegna "Il vero desiderio dell’uomo smaschera l’ideologia gender”  (ilsussidiario.net,26.5.2013)   http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2013/5/26/LETTURE-Il-vero-desiderio-dell-uomo-smaschera-l-ideologia-del-gender/396587/
al libro di MARIO BINASCO La differenza umana. L’interesse teologico della psicoanalisi (Cantagalli Ed., Siena)


"Il volume La differenza umana in certe parti sembra concepito per addetti ai lavori, vale a dire con la finalità di aiutare gli operatori di cure psicologiche (o anche semplicemente di relazioni d’aiuto) a far bene il loro lavoro tenendo conto di tutti fattori in gioco.
Non sono esperto del settore, ma credo che Mario Binasco [psicoanalista di scuola lacaniana, docente al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II e tra i fondatori dell’ICLeS]  abbia in mente una relazione d’aiuto o di cura aliena da qualsiasi tentazione tecnicista: essa vuole guardare all’umano in tutti i suoi fattori, nella consapevolezza che il problema dell’uomo (per dirla con Martin Buber) non sempre è risolvibile con un farmaco che “curi” (o piuttosto modifichi) uno solo degli immaginari compartimenti stagni dei quali si presume che l’essere umano sia la sommatoria.
 No, l’uomo, come diceva sant’Agostino, è una grande questione e come tale merita di essere trattato. Una cura soggettiva che smarrisse questa consapevolezza sarebbe destinata al fallimento. Il desiderio, infatti, secondo Binasco, «non è del tutto opaco all’analisi» (p. 23), la quale, attraverso il suo metodo e i suoi dispositivi pratici, riscopre «proprio ciò che della realtà umana è stato più difficile includere nel discorso scientifico moderno, la soggettività» (p. 17).E allora si capisce in che senso, secondo l’autore, il sesso unisce gli animali e non gli uomini: c’è, nell’umano, un orizzonte di simbolizzazione e di significato che trascende la materialità con la quale però ci permette di confrontarci, e che obbliga, volenti o nolenti, a considerare la sessualità come un’azione che diventa violenza se non è il risultato dei conti fatti col sesso all’interno di quell’orizzonte.
Checché ne dica il bigottismo fintamente moderno dei cantori dell’ideologia del gender, i quali non possono non finire per considerare l’attività sessuale come un qualcosa di non umano, paradossalmente proprio per un eccesso di arbitrio “umano”: sostenere, infatti, (come fa la “gender theory”) una non dipendenza dell’elaborazione dell’identità sessuale dal possesso reale di determinati organi sessuali significa sostenere che il corpo non è più un riferimento e una “pietra d’inciampo” reale da cui dipende la complessa “sessuazione” (termine lacaniano usato dall’autore) degli individui, e si può pensare di trattarlo in modo del tutto arbitrario come un mero oggetto di consumo. 

mercoledì 22 maggio 2013

ORIENTAMENTI SESSUALI di Sylviane Agacinski


La filosofa francese Sylviane Agacinski è autrice di un lungo saggio dal titolo "La metamorfosi della differenza sessuale", pubblicato sulla rivista Vita e Pensiero (Milano, marzo-aprile 2013). Ne pubblichiamo un paragrafo. 
Per leggere (quasi) l'intero saggio vai a:
http://www.scienzaevita.org/rassegne/4992e2aefddacf70d4db86c34511d067.PDF

La diversità degli orientamenti sessuali non sopprime la dualità dei sessi: la conferma, anzi. In effetti, possiamo parlare di orientamenti - eterosessuali, omosessuali o bisessuali - solo se supponiamo fin dall’inizio che esistano almeno due sessi.

Che si desideri l’altro sesso, o che al contrario non lo si possa desiderare, significa che i due sessi non sono equivalenti. L’assenza di equivalenza è confermata anche dalla sofferenza di coloro, maschino femmine, che esprimono un imperativo bisogno di cambiare sesso. La queer theory sostiene però che la differenza sessuale non sia data, che sia in fin dei conti sfumata, forzata e instabile e che i corpi sessuati siano di fatto il prodotto di un insistente “modellamento disciplinare” socialmente imposto.
Gli umani, sessualmente indeterminati o fluidi, sarebbero costretti a piegarsi a norme sociali di genere e a svolgere un ruolo sessuato. Avrebbero così, a posteriori, l’illusione di essere sessuati. Judith Butler può quindi scrivere che “il sesso è una costruzione culturale alla stessa stregua del genere”. Questa riduzione dei sessi ai generi sembra svelare un approccio superficiale ai sessi: superficiale nel senso che resta alla superficie del fenomeno. Se è vero, infatti, che i generi maschile e femminili, cioè gli attributi sociali e culturali dei sessi sono davvero socialmente istituiti, tali attribuzioni non aboliscono la sessuazione che è di un altro ordine. Di che ordine e a che registro appartiene? 


domenica 19 maggio 2013

NOZZE GAY IN FRANCIA: VOCI DISSIDENTI

L'articolo "Il nostro no laico alle nozze gay" uscito sul quotidiano l'Avvenire il 26.4.13 a firma di Daniele Zappalà, espone alcune posizioni espresse da intellettuali francesi 
in merito alla nuova legge sui matrimoni gay in Francia.  
Il dibattito in atto, che si raccoglie intorno al movimento
Manif Pour Tous, raccoglie posizioni differenziate contrarie alla legge. 

I vertici politici socialisti speravano forse di capitanare un esercito d’intellettuali organicamente solidali con il "cambiamento di civiltà" perorato da Christiane Taubira, guardasigilli e relatrice principale del testo. Ma, invece, l’esecutivo ha dovuto presto prendere atto dell’alto muro di scetticismo o aperta avversione innalzato da buona parte della Francia dotta, ben al di là del mondo cattolico. Si prenda il brillante romanziere e saggista Jean d’Ormesson, da anni il più popolare fra gli "immortali" che siedono all’Accademia di Francia. Dopo aver spiegato la propria opposizione soprattutto alle adozioni omosessuali, lo scrittore si è scagliato così contro lo slogan più martellato dai socialisti: «Il dibattito sul matrimonio omosessuale non è una questione di morale, ma una questione di grammatica, dato che l’espressione "matrimonio per tutti" è una formula assurda».
Il noto filosofo Yves-Charles Zarka ha invece interpretato il progetto Taubira come una spia rossa per l’intero Paese. La Francia starebbe entrando nel novero delle nazioni che «non sono più delle società d’individui che hanno legami oggettivi, ma delle società d’individui ripiegati su loro stessi, che si definiscono unicamente attraverso i propri desideri individuali diversi, cangianti e scostanti, e che vivono ciò che resiste ai loro desideri come dei vincoli esterni insopportabili».

Severo è stato pure il giudizio di Aldo Naouri, pediatra divenuto celebre per i suoi saggi sulle relazioni familiari: «Il bambino soffre oggi della condizione di oggetto di consumo», ha scritto, pienamente convinto che l’applicazione del progetto di Christiane Taubira «accentuerebbe questa condizione». Un collettivo di 20 noti filosofi, sociologi, psichiatri e psicanalisti ha pubblicato su “Le Monde” un intervento intitolato Non si toccano papà e mamma. L’avversione degli autori è esplicita: «"Il matrimonio per tutti è una lotta democratica contro la discriminazione e le disuguaglianze? Si tratta invece piuttosto di annullare la differenza dei sessi nei libretti di famiglia e nel codice civile. La nascita di tutti i bambini ne risulterà sconvolta».
La romanziera Eliette Abecassis è invece una delle 55 donne del mondo della cultura che hanno costituito il collettivo "Simone", per denunciare a loro volta con forza la violenza e le discriminazioni implicite del progetto Taubira: «Il bambino, soggetto di diritto, diventa un oggetto di diritto: la legge l’istituzionalizza. I diritti e l’interesse superiore del bambino sono così sacrificati a favore dell’interesse degli adulti, i soli ad aver voce in capitolo, nel realizzare il loro "progetto" di figlio. Ora, un bambino non è un "oggetto", né un "progetto", ma una persona». 

venerdì 10 maggio 2013

IL "DISTURBO" DELL'OMOSESSUALITA' di Giancarlo Ricci


Introduciamo, in modo schematico, alcuni criteri che a grandi linee situano le differenti omosessualità. E’ indispensabile - in primo luogo - situare il discorso entro cui si trova ciascun soggetto: in pratica situare la struttura psichica, storica, soggettiva entro cui per un soggetto la questione dell’omosessualità prende consistenza e forma. 

Nella clinica analitica, secondo una lunga tradizione consolidata anche nella letteratura psichiatrica, tre sono le principali strutture psichiche: nevrosi, psicosi, perversioni. Impossibile qui soffermarci a definire il funzionamento e le implicazioni di ciascuno di questi discorsi. La logica promossa e praticata da ampi settori istituzionali, giuridici, psichiatrici, mediatici si ispira ad una visione del tutto empirica e pragmaticista:  non interessano le motivazioni soggettive, le vicende psicologiche, psichiche o inconsce che possono essere alla base dell’omosessualità o le varie forme di disorientamento sessuale, ma solo i risultati, le scelte effettive, oggettuali e oggettivabili, riscontrabili nel comportamento degli individui. Il principio è quello di mettere a tacere la complessità, di neutralizzare la soggettività per occuparsi solo dei suoi comportamenti. 
Per esempio un soggetto può raccontare di desiderare di incontrare un partner in modo anonimo o occasionale, di voler riconoscersi in lui come in uno specchio immaginario, di sognare l’incontro amoroso con l’anima gemella, di incontrare brutalmente qualcuno disposto a soddisfare qualsiasi desiderio erotico, di cercare un partner estremamente femminilizzato, di stare con qualcuno “per divertirsi” o di trovare un ragazzo con cui coronare un sogno l’amore durevole. 

sabato 4 maggio 2013

OMOSESSUALITA' E UCCISIONE DEL PADRE, TRA FREUD E LACAN

Pubblichiamo l'articolo, a firma di Andrea Galli, uscito su "L'Avvenire" il 10.4.2013 come recensione al libro IL PADRE DOV'ERA. "Lo psicanalista Giancarlo Ricci esamina le ragioni della legittimazione della cultura gay e smonta gli argomenti interni alla teoria sul «genere»: chiamando a testimoni i fondatori (laici) della psicoanalisi".

In Francia ha colpito la trasversalità della protesta contro il progetto di legge sui matrimoni gay sponsorizzato dal presidente Hollande, che ha visto insieme non solo laici e cattolici, ma pure esponenti della comunità islamica ed ebraica. Anche il gran rabbino di Francia Gilles Bernheim, com’è noto, ha firmato un lungo e documentato testo contro il tentativo di «far saltare le fondamenta della società, per rendere possibili tutte le forme di unione, finalmente libere da una moralità ancestrale, e per far così definitivamente sparire la nozione stessa di differenza sessuale». 
In Italia si aggiunge a questo coro eclettico la voce di uno psicanalista di vaglia, Giancarlo Ricci, studioso di Freud e membro dell’Associazione Lacaniana Italiana di Psicoanalisi, con un libro appena pubblicato da Sugarco, Il padre dov’era: le omosessualità nella psicanalisi (pagine 208, euro 16,50).
L’intento di Ricci è quello di sfrondare il discorso da toni e argomentazioni considerati ideologici – l’egualitarismo, la lotta contro la discriminazione e l’omofobia, su cui si appoggiano sia le teorie del genere che l’“omosessualismo” militante – e postulati fittizi: per quanto riguarda le teorie di genere, il fatto che l’individuo abbia la possibilità di scegliere, sconfessando i dati della natura, tra identità maschile e femminile o gradazioni intermedie; per l’omosessualità la posizione secondo cui, in linea con una mentalità scientista che enfatizza la dimensione biologica e pende per un determinismo genetico, «omosessuali si nasce, non si

 diventa». A questo proposito l’autore cita un commento lapidario di Sigmund Freud nel saggio Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci: «Bisogna dire, purtroppo, che i portavoce scientifici degli omosessuali non hanno saputo imparare nulla da quanto la psicoanalisi ha accertato con sicuro fondamento ».