domenica 19 maggio 2013

NOZZE GAY IN FRANCIA: VOCI DISSIDENTI

L'articolo "Il nostro no laico alle nozze gay" uscito sul quotidiano l'Avvenire il 26.4.13 a firma di Daniele Zappalà, espone alcune posizioni espresse da intellettuali francesi 
in merito alla nuova legge sui matrimoni gay in Francia.  
Il dibattito in atto, che si raccoglie intorno al movimento
Manif Pour Tous, raccoglie posizioni differenziate contrarie alla legge. 

I vertici politici socialisti speravano forse di capitanare un esercito d’intellettuali organicamente solidali con il "cambiamento di civiltà" perorato da Christiane Taubira, guardasigilli e relatrice principale del testo. Ma, invece, l’esecutivo ha dovuto presto prendere atto dell’alto muro di scetticismo o aperta avversione innalzato da buona parte della Francia dotta, ben al di là del mondo cattolico. Si prenda il brillante romanziere e saggista Jean d’Ormesson, da anni il più popolare fra gli "immortali" che siedono all’Accademia di Francia. Dopo aver spiegato la propria opposizione soprattutto alle adozioni omosessuali, lo scrittore si è scagliato così contro lo slogan più martellato dai socialisti: «Il dibattito sul matrimonio omosessuale non è una questione di morale, ma una questione di grammatica, dato che l’espressione "matrimonio per tutti" è una formula assurda».
Il noto filosofo Yves-Charles Zarka ha invece interpretato il progetto Taubira come una spia rossa per l’intero Paese. La Francia starebbe entrando nel novero delle nazioni che «non sono più delle società d’individui che hanno legami oggettivi, ma delle società d’individui ripiegati su loro stessi, che si definiscono unicamente attraverso i propri desideri individuali diversi, cangianti e scostanti, e che vivono ciò che resiste ai loro desideri come dei vincoli esterni insopportabili».

Severo è stato pure il giudizio di Aldo Naouri, pediatra divenuto celebre per i suoi saggi sulle relazioni familiari: «Il bambino soffre oggi della condizione di oggetto di consumo», ha scritto, pienamente convinto che l’applicazione del progetto di Christiane Taubira «accentuerebbe questa condizione». Un collettivo di 20 noti filosofi, sociologi, psichiatri e psicanalisti ha pubblicato su “Le Monde” un intervento intitolato Non si toccano papà e mamma. L’avversione degli autori è esplicita: «"Il matrimonio per tutti è una lotta democratica contro la discriminazione e le disuguaglianze? Si tratta invece piuttosto di annullare la differenza dei sessi nei libretti di famiglia e nel codice civile. La nascita di tutti i bambini ne risulterà sconvolta».
La romanziera Eliette Abecassis è invece una delle 55 donne del mondo della cultura che hanno costituito il collettivo "Simone", per denunciare a loro volta con forza la violenza e le discriminazioni implicite del progetto Taubira: «Il bambino, soggetto di diritto, diventa un oggetto di diritto: la legge l’istituzionalizza. I diritti e l’interesse superiore del bambino sono così sacrificati a favore dell’interesse degli adulti, i soli ad aver voce in capitolo, nel realizzare il loro "progetto" di figlio. Ora, un bambino non è un "oggetto", né un "progetto", ma una persona». 

Ha espresso disapprovazione anche un altro nome femminile prestigioso che molti potevano credere automaticamente dalla parte del progetto socialista: la pensatrice femminista Sylviane Agacinski, moglie di Lionel Jospin, ex premier Ps e candidato all’Eliseo. L’autrice ha così concluso un lungo intervento critico su “Le Monde”: «Si può esprimere il timore, precisamente, che due genitori dello stesso sesso simbolizzino, ai loro occhi così come a quelli dei loro bambini adottivi (e ancor più di quelli che sarebbero procreati con l’aiuto di materiali biologici), un disconoscimento del limite che ciascuno dei due sessi è per l’altro, limite che l’amore non può cancellare». Non si contano, poi, gli opinionisti che hanno ripreso e rielaborato rilievi simili. Ma probabilmente è nel mondo degli studi giuridici che si è innescata l’alzata di scudi più imponente, attraverso i frequenti interventi critici di storici e filosofi del diritto, accanto a costituzionalisti e specialisti di diritto privato. Del resto, una petizione veemente di 170 prestigiosi docenti universitari di queste materie è suonata come uno schiaffo diretto ai sedicenti moventi "progressisti" sventolati dall’esecutivo socialista: «Che lo si voglia o no, il desiderio di un figlio delle persone dello stesso sesso passa attraverso la fabbricazione di bambini, che saranno in seguito adottabili, attraverso l’inseminazione artificiale per le donne, o una gravidanza surrogata per gli uomini. Il progetto di legge organizza dunque un mercato dei bambini, poiché lo suppone e lo garantisce. Allo stadio attuale, questo testo invita ad andare a fabbricare bambini all’estero, il che è già inaccettabile, in attesa di denunciare l’ingiustizia della selezione tramite il denaro, per organizzare il mercato dei bambini in Francia». Già varato in Parlamento ed ora al centro di due ricorsi al Consiglio costituzionale, il progetto di Christiane Taubira ha suscitato l’opposizione unanime dei rappresentanti di tutte le principali religioni del Paese. Ed è la Francia istituzionale del sì al testo, in queste ore, a sembrare a molti osservatori come l’uomo senza limpidi scopi evocato da Lamartine.

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