lunedì 25 dicembre 2017

LA FINE DELLA MADRE? Sul saggio di SCARAFFIA

Pubblichiamo questo testo di Fausto Sesso sul saggio 
La fine della madre di Lucetta Scaraffia (Neri Pozza), 
tratte dal blog  (3.12.17) www.fuoridallemura.it 

«Il padre è costruzione, il padre è artificio: diversamente dalla madre, che continua in campo umano una condizione consolidata e onnipresente ai livelli che contano della vita animale. Anche la madre che oggi conosciamo è, ovviamente, un prodotto della civiltà, ma a partire da un piedistallo biologico. Il padre è programma – forse il primo programma –, è intenzionalità, è volontà (potrebbe corrispondere all’invenzione della volontà?) ed è, quindi, autoimposizione. [...] Rispetto alla madre il padre è molto più insicuro della propria condizione. In pratica, non l’evoluzione animale ma solo la storia (nel senso più vasto, che include la preistoria) e l’esistenza psichica hanno dato al maschio la qualità di padre: ed egli la stringe con più rigidità, diffidenza, aggressività e con meno spontaneità di come la madre stringe la condizione sua. Perché se solo la storia gliel’ha data, la storia se la può riprendere». Sono passati diciassette anni da Il gesto di Ettore. Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre, fondamentale saggio di Luigi Zoja. E il «piedistallo biologico» che avrebbe dovuto proteggere la Madre dalle mutazioni della Storia pare vacillare. Se il padre è morto, insomma, neppure la madre si sente molto bene. 
A ricordarcelo, fin dal titolo, è il saggio La fine della madre di Lucetta Scaraffia. «Anche le madri – che ricorrono al concepimento in vitro, all’acquisto degli ovuli se non addirittura all’affitto dell’utero – diventano sempre più simili al modello paterno, che prevede un riconoscimento volontario e istituzionale e un ridotto contributo biologico. Mentre la scena della procreazione si fa sempre più affollata perché comprende, oltre ai due genitori, gli eventuali donatori o la donna che affitta l’utero, i medici che compiono le operazioni necessarie e perfino le istituzioni che mediano i rapporti fra i cosiddetti “donatori” con gli aspiranti genitori». Tutto ciò viene comunemente interpretato «come passi in avanti sul piano della libertà individuale e come applicazione pratica delle nuove scoperte delle tecnoscienze. Quasi che sia la libertà individuale, sia il progresso nelle tecnoscienze, fossero processi autonomi, non controllati dagli esseri umani, ma avanzassero spinti dagli eventi, portando quindi l’umanità a esiti fatali e incontrastabili». Siamo, in realtà, di fronte a delle «trasformazioni antropologiche di vasta portata che stanno cambiando radicalmente il nostro modo di essere e le nostre società perché toccano punti nevralgici e profondi della condizione umana, a cominciare dalla generazione». 
E a preoccupare è la prospettiva futura più che la contingenza del presente. «La pratica dell’utero in affitto può essere considerata infatti una prova generale di un progetto di gran lunga peggiore: quello di trasferire la gravidanza in un utero artificiale. [...] All’inizio, per farlo accettare – scrive Atlan – si dirà che serve a evitare aborti, salvare feti abortiti o perfino funzionare da rimedio alla sterilità, poi, ovviamente, potrà essere usato in mille altri modi. Tutti finalizzati a eliminare il rapporto fra una donna e il figlio, tutti tesi a distruggere la relazione materna». In realtà, si comincia già a fare a meno perfino dell’ipocrisia e gli scopi vengono dichiarati esplicitamente. Come dalla genetista Aarathi Prasad nel saggio Storia naturale del concepimento. «Quando l’utero artificiale diventerà disponibile, una distribuzione equa del travaglio (nel senso di parto) sarà finalmente alla nostra portata. [...] Quella madre potrebbe addirittura rinunciare alla gravidanza, lasciando al medico il compito di stabilire le condizioni ideali per lo sviluppo del feto. Lei potrebbe persino continuare a lavorare, come fanno gli uomini, fino al giorno della nascita. Sarebbe il grande livellatore biologico e sociale, un modo realmente nuovo di pensare al sesso». Fino all’estrema frontiera: l’anarchia riproduttiva. «Il genitore single definitivo probabilmente sarà una donna a cui serviranno solo le proprie cellule staminali e un cromosoma Y artificiale per riuscire a produrre ovuli e spermatozoi. Potrebbe fare un figlio usando due ovuli tutti suoi, convertendone uno in pseudo-spermatozoo così da autofecondarsi, come già gli scienziati hanno fatto con i topi». 
«La rivoluzione femminista iniziata nell’Ottocento, al di là di una veste semplicemente emancipazionista, conteneva in germe una grande possibilità: quella di portare i valori femminili nello spazio pubblico, di farli riconoscere validi per tutti per la loro importanza straordinaria e innovativa. [...] Una diversa gerarchia di priorità, che avrebbero potuto seriamente mettere in crisi la società concepita al maschile». È stata «forse l’utopia più alta e più radicale fra quelle germinate – e fallite – nel Novecento». E una della cause del suo fallimento è non aver compreso che, suggerisce Alain Badiou, le donne avrebbero dovuto diffidare, molto più che degli uomini, di ciò che, in fatto di liberazione, veniva loro proposto dal capitale. Così il «traguardo» che oggi il capitalismo propone alle donne è ben poca cosa, come scrive la Scaraffia: «arrivare a ottenere il medesimo potere e il medesimo reddito degli uomini, la loro medesima libertà dal “pericolo” di procreare. Anche a costo di rinunciare alla maternità: alla realtà e al simbolo della maternità». Tutto ciò è promosso, in particolare, dalle vestali del capitalismo, le donne di cultura che – anziché fornire strumenti di consapevolezza – su questo tema si costruiscono, o alimentano, una carriera giornalistica, letteraria, artistica, politica e perfino istituzionale. E su ciò, con la complicità della grande informazione, impera un feroce conformismo che non lascia spazi pubblici di contestazione. Di conseguenza, non c’è tema su cui l’inconsapevolezza, ad ogni livello, sia così assoluta. «Infatti, se si alzano ancora delle proteste da parte di ciò che resta dei movimenti femministi, è per lamentare che le donne non sono ancora abbasta numerose nei ruoli apicali, che spesso il loro salario rimane inferiore». 
Siamo alla fine della madre, dunque? Di sicuro ad essere minacciata, scrive la poetessa e femminista Adrienne Rich, è «l’unica esperienza unificatrice, incontrovertibile, condivisa da tutti, uomini e donne: il periodo trascorso a formarci nel grembo di una donna. Per tutta la vita e persino nella morte conserviamo l’impronta di quella esperienza». 

sabato 2 dicembre 2017

SESSUALITÀ' E GENERE: report pubblicato dalla rivista THE NEW ATLANTIS

Pubblichiamo il report redatto dagli universitari  americani
Lawrence Mayer e Paul McHugh che sul 
"THE NEW ATLANTISJournal of Technology & Society" (autunno 2016)  dedicano un'approfondita ricerca  su sessualità e genere approfondendo le varie implicazioni sia cliniche e soggettive sia sociali e civili. 
La traduzione di Lucia Braghini è autorizzata  
da "The New Atlantis" che ringraziamo. 
Il testo originale inglese è consultabile all'indirizzo: 
http://www.thenewatlantis.com/sexualityandgender

La ricerca (114 pp.) può essere letta in italiano e scaricata cliccando qui:

NOTA DEL CURATORE. Le questioni relative alla sessualità e al genere toccano alcuni degli aspetti più intimi e personali della vita umana. Negli ultimi anni hanno anche vessato la politica americana. Offriamo questo report – scritto dal dr. Lawrence S.Mayer, epidemiologo con formazione in psichiatria, e dal dr. Paul R. McHugh, che può essere definito il più importante psichiatra americano dell’ultimo mezzo secolo – nella speranza di migliorare la comprensione pubblica di tali questioni.  Analizzando le ricerche nel campo delle scienze biologiche, psicologiche e sociali, questo report mostra che alcune delle affermazioni riguardo alla sessualità e al genere che si sentono con maggiore frequenza non sono sostenute da evidenze scientifiche. 

Il report si concentra in modo particolare sui maggiori tassi di problemi di salute mentale tra le popolazioni LGBT, e mette in discussione la base scientifica delle tendenze nel campo dei trattamenti per i bambini che non si identificano con il loro sesso biologico. Si auspica un maggiore impegno per offrire a queste persone la comprensione, la cura e il sostegno di cui hanno bisogno per condurre vite sane e prospere.


Introduzione 

Pochi argomenti sono così complessi e controversi come l'orientamento sessuale e l'identità di genere umani. Queste questioni toccano i nostri pensieri e sentimenti più intimi, e contribuiscono a definirci sia come individui sia come esseri sociali. Le discussioni delle questioni etiche sollevate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere possono diventare accese e personali, e le questioni politiche associate provocano a volte intense controversie. I contendenti, giornalisti e legislatori coinvolti in questi dibattiti invocano spesso l'autorità della scienza, e nei notiziari, sui social media e nella cultura popolare in senso più ampio sentiamo affermazioni su ciò che “dice la scienza” su questi argomenti.
Questo report offre un accurato sommario e una spiegazione aggiornata di molte delle più rigorose conclusioni prodotte dalle scienze biologiche, psicologiche e sociali in relazione all'orientamento sessuale e all'identità di genere. Esaminiamo un vasto corpus di letteratura scientifica a diverse discipline. Cerchiamo di riconoscere i limiti delle ricerche e di evitare conclusioni premature che porterebbero a una sovrainterpretazione delle risultanze scientifiche. Poiché la relativa letteratura è piena di definizioni incoerenti e ambigue, non esaminiamo soltanto le evidenze empiriche, ma approfondiamo anche i problemi concettuali soggiacenti. Questo report, comunque, non discute questioni etiche o politiche; ci concentriamo sull'evidenza scientifica – cosa mostra e cosa non mostra. 
Cominciamo nella Parte Prima esaminando in modo critico se concetti come eterosessualità, omosessualità e bisessualità rappresentino delle qualità distinte, fisse e biologicamente determinate degli esseri umani. Nell'ambito di questa discussione, prendiamo in considerazione la popolare ipotesi del “nati così”, che postula che l'orientamento sessuale umano sia biologicamente innato; prendiamo in esame le evidenze a supporto di questa affermazione provenienti da varie sottospecialità delle scienze biologiche. Esploriamo le origini evolutive delle attrazioni sessuali, la misura in cui queste attrazioni possono cambiare nel corso del tempo e le complessità inerenti l'integrazione di queste attrazioni nella propria identità sessuale. Attingendo alle evidenze dagli studi sui gemelli e altri tipi di ricerca, esploriamo i fattori genetici, ambientali e ormonali. Esploriamo anche alcune evidenze scientifiche che mettono in relazione le scienze della mente e l'orientamento sessuale. 
Nella Parte Seconda esaminiamo le ricerche sugli esiti di salute rispetto all'orientamento sessuale e all'identità di genere. Si rileva in modo costante un rischio maggiore di esiti di precaria salute fisica e mentale per le sottopopolazioni lesbiche, gay, bisessuali e transgender rispetto alla popolazione generale. Questi esiti comprendono la depressione, l'ansia, l'abuso di sostanze e, cosa più allarmante, il suicidio. Per esempio, nella subpopolazione transgender statunitense, il tasso di tentativi di suicidi è stimato superiore del 41% rispetto a quello della popolazione generale. Come medici, accademici e scienziati crediamo che le discussioni che seguono in questo report devono essere lette alla luce di questo aspetto di salute pubblica. 
Esaminiamo anche alcune idee che vengono proposte per spiegare questi diversi esiti di salute, compreso il “modello dello stress sociale”. Questa ipotesi – secondo la quale i fattori di stress come lo stigma e il pregiudizio spiegano gran parte delle maggiori sofferenze osservate in queste subpopolazioni – non sembra offrire una spiegazione completa per i differenti esiti. 
Proprio come la Parte Prima analizza la supposizione secondo la quale l'orientamento sessuale è fisso ed ha una base causale biologica, una sezione della Parte Terza esamina questioni simili in riferimento all'identità di genere. Il sesso biologico (le categorie binarie di maschio e femmina) è un aspetto fisso della natura umana, anche se alcuni individui affetti da disturbi dello sviluppo sessuale possono mostrare caratteristiche sessuali ambigue. Di contro, l'identità di genere è un concetto sociale e psicologico non ben definito e le evidenze scientifiche che sia una qualità biologica innata e fissa sono ridotte. 
La Parte Terza prende in esame anche le procedure di riassegnazione sessuale e le prove della loro efficacia nell'alleviare gli esiti di precaria salute mentale sperimentati da molte persone he si identificano come transgender. In confronto alla popolazione generale gli individui transgender che si sono sottoposti all'intervento chirurgico continuano ad esser esposti ad un alto rischio di esiti di precaria salute mentale. 
Un ambito di particolare preoccupazione riguarda gli interventi medici per i giovani non conformi dal punto di vista del genere. Essi vengono sempre più sottoposti a terapie affermative del loro genere percepito, e persino a trattamenti ormonali o modificazioni chirurgiche ad una giovane età. Ma la maggioranza dei bambini che si identificano con un genere non conforme al proprio sesso biologico non si identificheranno più in questo modo quando raggiungeranno l'età adulta. Siamo turbati ed allarmati per la gravità e la irreversibilità di alcuni interventi che vengono attualmente discussi pubblicamente ed utilizzati per i bambini. 
L'orientamento sessuale e l'identità di genere oppongono resistenza ad una spiegazione attraverso semplici teorie. C'è un grande divario tra la sicurezza con la quale si sostengono le opinioni su questi temi e ciò che una sobria valutazione della scienza rivela. Di fronte a questa complessità ed incertezza, è necessario che siamo umili rispetto a quanto conosciamo e quanto non conosciamo.     Riconosciamo senza difficoltà che questo report non è né un'analisi esaustiva dei temi che affronta, né l'ultima parola su di essi. La scienza non è affatto l'unica via per comprendere questi argomenti incredibilmente complessi e sfaccettati; ci sono altre via di saggezza e conoscenza – comprese l'arte, la religione, la filosofia e l'esperienza umana vissuta. E gran parte della nostra conoscenza scientifica in questo ambito rimane non definitiva. Tuttavia, offriamo questo panorama della letteratura scientifica nella speranza che possa fornire un quadro condiviso per una trattazione intelligente, illuminata negli scambi politici, professionali e scientifici – e possa accrescere la nostra capacità, da cittadini preoccupati, di alleviare le sofferenze e promuovere la salute e la prosperità umane.