giovedì 17 gennaio 2019

L'INDIVIDUO UNISEX POSTIDENTITARIO

Pubblichiamo dal libro di DIEGO FUSARO
(Rizzoli, 2018) alcuni passi di un paragrafo. 


L’individuo unisex postidentitario 


“Chi cerca l’uguaglianza tra diseguali, 
 cerca una cosa assurda”
 SPINOSA, Trattato politico 


Con una felice espressione dello Hegel di Fede e sapere, potremmo asserire che la nostra è l'epoca dell’ “indifferenza verso il differente”: la tendenza al livellamento planetario e all'omologazione sconfinata sopprimono i differenti e, più in generale, neutralizzano tutto ciò che non è affine al modello unico. 

Nell'orizzonte della neutralizzazione del diritto alle differenze, si inscrive anche l'ideologia planetaria gender, espressione coerente della passione del medesimo, del neutro e dell'indifferenziato propria della mondializzazione. 
Comparso per la prima volta nel 1955 con il sessuologo John Money, il lemma gender allude senza equivoci al fatto che l'individuo è, ab origine,, neutro e, per così dire, asessuato, e si rappresenta liberamente come uomo o come donna, in una riduzione dell'elemento biologico non tanto, come si ripete, a quello culturale, sociale e convenzionale, ma semmai al consumatore solitario e sciolto da ogni vincolo con il genere, con il sesso e con la comunità di appartenenza.
L'antropologia genderistica muove dal falso presupposto
secondo cui gli esseri umani, lungi dal nascere all'interno di famiglie in cui la differenza sessuale è costitutiva, spuntano ed esistono con i funghi evocati da Hobbes nel De cive.
Promettendo la liberazione degli individui e, in verità, promuovendo la loro integrale sussunzione sotto leggi del capitale, la gendercrazia aspira a creare un nuovo modello umano unisex, infinitamente manipolabile, perché privo di un'identità che non sia quella di volta in volta stabilita dalla sfera della circolazione. 

Proteo postmoderno, individuo genderizzato e postidentitario potrà, in astratto, assumere tutte le forme che vorrà darsi, in quanto non più vincolato ad alcuna identità di sesso e di genere: in concreto, assumerà al pari dei liquidi, la forma che di volta in volta il contenitore del turbocapitalismo vorrà imporgli.
Come il falso multiculturalismo, che risolve le culture e ne rioccupa lo spazio vacante con il valore di scambio, la teoria del gender produce il livellamento e la neutralizzazione delle differenze, affinché l'economia possa integralmente impadronirsi del nuovo individuo senza identità. 
L'uomo unisex corrisponde a un puro atto materiale consumatore di merci ed erogatore di forza lavoro flessibile e precaria, ciò che suffraga i versi di Franco Fortini: “Al profitto e al suo volere / tutto l'uomo si tradì”.
[…] La posmodernizzazione, lo abbiamo detto, procede frammentando le identità e lo fa anche nell'ambito del sesso, ricostruendo l’ultima - e apparentemente più solida - barriera identitaria, quella sessuale, mediante la negazione del dimorfismo maschile e femminile.
L’indifferenzialismo sessuale propugnato dell'ideologia genderista si fonda sul falso presupposto in accordo con il quale  la vera giustizia risiede nella conciliazione coatta delle differenze e nella coerente produzione del modello unico indistinto, uniformato, indifferenziato, diversificato solo per il valore di scambio singolarmente disponibile. Ciascuno atomo unisex, originariamente indifferenziato, potrà poi decidere cosa essere in concreto (uomo, donna, tranne tender, eccetera), sul fondamento del suo incondizionato desiderio consumistico.
Come abbiamo visto, il teorema fondativo del genderismo è quello in accordo con il quale “saremmo veramente uguali solo essendo identici; avremmo lo stesso valore assumendo gli stessi ruoli, mentre il riconoscimento delle differenze, anche le più evidenti, perpetuerebbe l’ineguaglianza e l'oppressione".

In tal modo, l'uguaglianza va a coincidere con la neutralizzazione e con l'indistinzione e, insieme, prolifera al ritmo stesso del prosperare della disuguaglianza economica, l'unica che non venga mai messa in discussione, né menzionata, nel quadro del nuovo ordine mondiale, del quale è a tutti gli effetti il fondamento primissimo.
La stessa differenza di sesso di genere tra uomo e donna viene additata come discriminatoria e, conseguentemente, cancellata a favore dell'individuo gender fluid, che liberamente -  pura materia non signata - potrà determinare da sé cosa essere, secondo il proprio capriccio consumistico e il proprio privato desiderare sciolto da ogni legge.
[…] In termini generali, le gender theories insistono sul
fatto che il maschile e il femminile sarebbero un mero costrutto socio culturale e che siffatto costrutto verrebbe da sempre impiegato da una parte (il maschile) per soggiogare dominare l'altra (il femminile). La terapia proposta è, inevitabilmente, la neutralizzazione, l’indifferenziazione neutralizzante.
Più precisamente, secondo l’ortopedizzazione variamente proposta dai gender studies  e dai pedagoghi dell’eroticamente  corretto, la società deve essere sessualmente neutra e unisex e, al tempo stesso, ipersessualizzata: neutra, giacché deve essere annullata la differenza tra il maschile e il femminile, a beneficio del soggetto unisex che si autodetermina secondo il proprio desiderio individualizzato di matrice panconsumistica; ipersessualizzata, perché la desacralizzazione del sesso il suo affrancamento dalla vita etica familiare e dalla sua funzione procreativa lo inseriscono nei circuiti del plusgodimento.




Il cosiddetto “rifiuto degli stereotipi” sempre invocato degli architetti del genderismo e dai pedagoghi dell'ortodossia si rivela esso stesso funzionale alla creazione del nuovo e insindacabile stereotipo dell'individuo neutro genderizzato: che ha appreso a respingere aprioristicamente come “omofobico” e pericolosamente connesso al vecchio “patriarcato” tutto ciò che esuli dal nuovo ordine amoroso. (pp.224 e sgg).