domenica 7 luglio 2013

SESSO E DISCRIMINAZIONE


Pubblichiamo alcuni passi dell'articolo IL SESSO DEI GIACOBINI di Roberto de Mattei, uscito su IL FOGLIO il 3 luglio 2013. 
Il testo completo è leggibile  presso:  
La Rivoluzione culturale del Sessantotto aveva proclamato la fine della famiglia, definendo il matrimonio un “peccato sociale”, per il suo esclusivi- smo. Oggi le comunità Lgtb (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) lo rivendicano non come punto di arrivo, ma come tappa di un itinerario che ha ben altra mèta. 
La richiesta di legalizzazione del cosiddetto “matrimonio gay” è in realtà una rivendicazione sociopolitica che mira esclusivamente a togliere alla famiglia la protezione sociale che essa ha fino a oggi avuto in occidente in ragione della sua insostituibile funzione sociale. Sotto questo aspetto, il cardine dell’ideologia omosessualista non sta in ciò che afferma, ma in ciò che nega, non in ciò che dice di volere, ma in ciò che realmente aborre: in una parola non nella rivendicazione del matrimonio e dell’adozione di bambini, ma nella volontà di espropriare la famiglia dai diritti e dai privilegi che in molti paesi, come l’Italia, ancora vengono accordati a questa istituzione dalle leggi e dalla Costituzione. La rivendicazione del “matrimonio omosessuale” è proprio per questo inscindibile dall’introduzione del reato di omofobia. (...) L’“orgoglio omosessuale” si propone di capovolgere questa prospettiva e trattare come “anormali”, “devianti”, “indegni”, gli omofobi, ovvero tutti coloro che criticano l’omosessualismo per affermare il primato della famiglia naturale.  
 Ma i diritti fondamentali, a cominciare dalla libertà di espressione, oggi sono garantiti a tutti dalla legge, compresi   gli omosessuali. Se la legge sull’omofobia, su cui esiste “larga intesa” nel nostro Parlamento, andasse in porto, il diritto della libertà di espressione sarebbe negato solo ai difensori dell’ordine tradizionale. Un sacerdote dal pulpito o un professore dalla cattedra non potrebbero presentare la famiglia naturale e cristiana come “superiore” alle unioni omosessuali, senza che questo costituisse una “discriminazione” degna di sanzione penale.