giovedì 11 aprile 2013

IL PADRE TRA LIBERTA' E DONO


Il libro  IL PADRE. LIBERTA' - DONO 
di CLAUDIO RISE' (Edizioni Ares) ripropone il tema del padre nella sua imprescindibile istanza simbolica. Pubblichiamo qualche passo dalla sua Premessa 
(cfr. intervista su "Tempi") 
http://www.tempi.it/rise-mancano-i-padri-che-ci-mostrino-il-senso-e-la-strada-ma-dalle-nostre-ferite-possono-rinascere#.UWbB-3DqMfl 
e qualche passo della Prefazione di Pietro Barcellona
http://www.ares.mi.it/index.php?pagina=primo_piano&e=774


Il diritto non lo produce il «padre», ma il legislatore, che come vedremo in questo libro non ha attualmente per lui nessuna simpatia. È quindi ora di sfilare il padre dalla pesante responsabilità del diritto della modernità, prodotto da Stati e sistemi nazionali e internazionali fortemente burocratici e quindi ostili a un’autentica libertà personale. Il padre non è certo il nume tutelare della riproduzione umana in laboratorio
L’altra visione, quella di una paternità profonda, iscritta nella psiche di uomini e donne, e autonoma dalla figura del padre biologico (che tuttavia può vantaggiosamente ispirarvisi), vede invece il Padre come operatore di libertà. Egli è inoltre testimone di un «altrove» (uno spazio psicologico diverso da quello dell’immediatezza), dove si trovano le sorgenti della vita, della forza paterna e anche quelle necessarie allo sviluppo del figlio.
Questa libertà donata dal Padre transpersonale e archetipo attiva energie e direzioni non necessariamente coincidenti con il pur importante campo biologico e il padre naturale che lo rappresenta. In questo altro senso il Padre è per l’individuo una risorsa personale di carattere simbolico cui egli istintivamente si rivolge, innanzitutto con il pensiero e il sentimento, quando la sua libertà è in pericolo. Egli percepisce allora la necessità di entrare in contatto con un diverso spazio psicologico, spirituale, simbolico e affettivo che lo metta al riparo delle insidie, anche psichiche e spirituali, che avverte sul piano della realtà immediata. Dalla quale dunque desidera prendere distanza.
Dalla Prefazione di Pietro Barcellona:
      Condivido questo abbozzo di analisi delle patologie individuali e collettive della gioventù contemporanea ma sono convinto che tra i fattori che ne stanno determinando i processi non ci sia soltanto l’attacco alla figura paterna, ma anche alla stessa idea di coppia umana. La sensazione che ho esposto in altri scritti miei è che i giovani oggi abitano una terra di nessuno dove non ci sono più leggi né principi perché è venuta meno la riferibilità dei comportamenti a modelli normativi umani maschili e femminili che possono strutturare processi di trasformazione oltre il puro stadio pulsionale.


Il problema dei ruoli paterno, materno e della coppia genitoriale si è progressivamente estenuato in una lotta impari contro l’offensiva culturale dell’edonismo reganiano e della visione autarchica di ogni individuo. Come è stato scritto da vari sociologi e filosofi, sono scomparse le agenzie educative che costituivano i punti di riferimento con cui un adolescente doveva confrontarsi per entrare in un rapporto reale con il mondo esterno. La sterilizzazione delle madri e l’evaporazione dei padri producono sempre più identità confusive e danno all’intera società una dimensione caotica di indistinzione con la contestuale dissoluzione di tutte le coppie oppositive attraverso le quali si è costruita la trama della nostra civilizzazione. Non solo non sono più praticabili le coppie bene/male, giusto/ingiusto, bello/brutto, ma anche la stessa differenza sessuale è messa drasticamente in discussione, riducendo la socializzazione del piccolo nato a una sorta di tuffo in un magma caotico e senza senso.
[...] Il volume di Risé è una denuncia di questa devastazione e un tentativo di riaffermare anche in questo passaggio d’epoca la centralità dei rapporti genitoriali e la rilevanza della figura paterna. La riflessione di Risé procede con grande libertà rispetto alla sua appartenenza alla tradizione junghiana e adopera coerente- mente tutti gli apporti che provengono dalle diverse scuole, consentendo così una integrazione dei paradigmi psicoanalitici che appare sempre più necessaria per fronteggiare l’emergenza antropologica che stiamo attraversando. Non viene, per esempio, rifiutato il para- digma freudiano dell’Edipo, che esprime l’istanza emancipatoria del giovane principalmente attraverso la competizione con il padre rivale, ma viene integrato con le categorie junghiane del padre archetipo, che sta alle spalle del padre reale e che manifesta nei confron- ti di ogni nuova generazione la «cura amorevole» e la protezione utile a garantire non solo la sopravvivenza del piccolo d’uomo, ma anche la sua trasformazione in una persona autonoma, libera e indipendente.
Leggendo Risé mi è venuto alla mente il bel saggio di Julia Kristeva, intitolato Il bisogno di credere, nel quale si afferma con una forte argomentazione analitica che l’essere umano ha bisogno di rappresentare dentro la sua mente l’esistenza di un Padre amorevole che istituisce un rapporto affettivo con il figlio, che si emancipa non uccidendo il padre, ma interiorizzandone le idealità nella costruzione dell’Io Ideale.

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