mercoledì 11 gennaio 2017

BAUMAN, L'IDENTITA' E IL GODIMENTO POSTMODERNO. Di Giancarlo Ricci

    Un libro di poche pagine, poco conociuto ma estremamente puntuale, quello di Bauman  dal titolo Gli usi posmoderni del sesso. Uscito nel 2013 (Il Mulino), con la prefazione di Maurizio Ferraris, sostiene alcuni tesi che annodano alcuni termini in modo originale:  “Sesso, erotismo e amore sono collegati e tuttavia separati. Non possono esistere l’uno senza l’altro, eppure la loro esistenza si consuma in una guerra perenne per l’indipendenza”.


    Testo denso e ricco di notazioni quanto mai attuali. Il noto sociologo, recentemente scomparso, si addentra lungo la frontiera di un mutamento antropologico in corso: “La versione tardomoderna o postmoderna dell’erotismo appare senza precedenti, una novità e un vero e proprio salto di qualità. Qui l’erotismo non si allea nè con la riproduzione sessuale nè con l’amore, ma reclama la propria indipendenza da entrambi i vicini e rifiuta ogni responsabilità (...)”. 

Sullo sfondo dei temi della biopolitica e della biotecnologia il sogno dell’immortalità è coniugato quasi come un imperativo di godimento, la possibilità di godere la vita in modo indefinito e indistinto. “La decostruzione postmoderna dell’immortalità - la tendenza a svincolare il presente dal passato e dal futuro - è accompagnata dal divorzio dell’erotismo dalla riproduzione sessuale e dall’amore”. Infatti “l’erotismo postmoderno è libero di fluttuare e di innescare reazioni chimiche praticamente con ogni altra specie di sostanza, di alimentarsi ed estrarre la propria linfa da qualsiasi altra emozione o attività umana (...).
    Solo in questa versione emancipata e distaccata l’erotismo è in grado di veleggiare liberamente sotto il vessillo della ricerca del piacere, senza farsi sviare dai propri propositi o scoraggiare se non da considerazioni di ordine estetico, vale a dire orientate all’esperienza vissuta (...)”. La distinzione tra erotismo, sesso e amore risulta un modo inedito per reinterrogare e riproporre in modo critico, nel nostro tempo “liquido”, il tema dell’identità: “L’erotismo emancipato dai suoi vincoli riproduttivi e amorosi (…) è come se fosse fatto a misura delle identità multiple, flessibili, evanescenti dell’umanità postmoderna". 

    L’effetto è il vacillamento di criteri di giudizio che fino a poco tempo fa erano imprescindibili: "E’ una situazione carica di nevrosi  psichiche, tanto più gravi per il fatto che non è più chiaro quale sia la norma e di conseguenza quale tipo di conformità alla norma sia in grado di guarirle”. In definitiva, si potrebbe concludere, “occorre ben più della brama di profitto, della libera concorrenza e del raffinamento dei mezzi pubblicitari per portare a temine una rivoluzione culturale della portata e della profondità di quella dell’emancipazione dell’erotismo dalla riproduzione sessuale e dall’amore. Per trasformarsi in fattore economico, l’erotismo deve prima essere elaborato culturalmente e assumere una forma adatta a qualcosa che vuole essere merce”.

In definitiva ciò che Bauman allude in queste sue considerazioni, è una prospettiva in cui è in corso una mutazione antropologica in cui l’identità sessuale assume una sua precisa rilevanza: “L’aspetto sessuale dell’identità, come tutti gli altri suoi aspetti, non è dato una volta per tutte, ma deve essere scelto e può essere scartato quando è ritenuto insoddisfacente.
Questo aspetto, come tutte le altre componenti dell’identità postmoderna, risulta perciò permanentemente indeterminato, incompleto, ed è di conseguenza il regno dell’incertezza e una fonte inesauribile di ansie e di riflessioni introspettive, nonché della paura che qualche specie preziosa di sensazione sia andata perduta e che il potenziale di piacere del corpo non sia stato spremuto fino all’ultima goccia”. Il prezzo da pagare - segnala Bauman - è un rapido indebolimento dei rapporti umani, che si spogliano via via di intimità ed emotività. 

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