sabato 24 agosto 2013

OMOSESSUALITA': E' UN DATO NATURALE?


Pubblichiamo alcuni passi della recensione 
a cura di Armando Ermini sul libro di Giancarlo Ricci IL PADRE DOV’ERA. 
Le omosessualità nella psicanalisi (Sugarco). 
La recensione, uscita nel maggio 2013, è leggibile sul blog:
 http://maschiselvaticiblog.wordpress.com/2013/05/31/il-padre-dovera-2/



I concetti cardine intorno ai quali si sviluppa questo lavoro di Giancarlo Ricci, psicanalista di scuola lacaniania, possono essere così sinteticamente definiti: 
  • L’omosessualità non è una malattia organica da guarire in senso “sanitario, medicalistico, oggettivabile”.  La guarigione, perciò, consiste in un percorso durante il quale il paziente che manifesta un disagio, è chiamato a scoprire il significato e il senso del sintomo. È quindi un concetto aperto, che potrà significare tanto la permanenza nella propria situazione quanto l’uscita da essa. 
  • Compito dell’analista è accompagnare il paziente in questo percorso di cura di sé, senza forzarlo o indirizzarlo secondo le proprie convinzioni. Il contrario, dunque, di un approccio ideologico che voglia per forza far uscire il soggetto dalla condizione omosessuale o che, all’opposto, si ponga l’obbiettivo di fargliela accettare come un dato naturale. Quest’ultimo è ormai l’approccio prevalente in Occidente, per il quale non esistono differenze fra omosessualità ed eterosessualità, e dunque il disagio sarebbe solo frutto di condizionamenti culturali (...).
  • Non esiste l’omosessualità come categoria onnicomprensiva, ma molti tipi di omosessualità, in un certo senso tante quante le persone omosessuali, le cui vicende personali sono irriducibili l’una all’altra. 
  • Rimane tuttavia il fatto innegabile che  “ciascun soggetto nasce dallo statuto imprescindibile di figlio che implica l’esistenza di una madre e di un padre”. È quindi nello scenario familiare, nell’assenza fisica o psichica di uno o entrambi i genitori, o nella loro iperpresenza che schiaccia, che si svolge il processo di sessuazione o acquisizione dell’identità sessuale (...). 
  • È un fatto constatabile anche empiricamente che la diffusione dell’omosessualità  e della confusione fra i generi in Occidente è parallela al declino del codice paterno.  L’ideologia del Gender  “fa fuori il  padre, lo espunge”, spesso con la complicità degli stessi padri che, fuggendo da se stessi, rinunciano a rompere il legame simbiotico madre/figlio  con ciò confermando la propria irrilevanza. 
  • Il fenomeno, naturalmente, non è senza effetti anche sul piano sociale. Il padre è colui che pone un limite al godimento e norma le sue declinazioni, e quindi la sua “evaporazione”  è direttamente funzionale alla moderna società dei consumi che proprio sulla pretesa di un godimento illimitato si fonda. Esiste però un equivoco da chiarire. Contrariamente alla vulgata ormai prevalente, alimentata dai movimenti femministi (e da coloro che ad essi non hanno il coraggio di opporsi), il limite paterno non è semplicemente interdizione e controllo del desiderio e del godimento. (...).  Fin qui Ricci. 
Ora, proprio dalla pretesa di godimento illimitato scaturisce  l’istituzione continua di nuovi diritti (o di nuovi livelli dei diritti) che si vuole debbano essere tutelati dalla legge. Vale la pena a questo proposito ricordare un vecchio slogan femminista, peraltro largamente anticipato dal filone maggioritario del movimento sessantottino, che recitava così: “L’unica legge è il desiderio”. Slogan e insieme programma politico che non poteva e non può  non scagliarsi in primo luogo contro il sistema simbolico del patriarcato, di cui si tace, per ignoranza o malafede, il vero senso. Per Ricci, infatti, “il patriarcato è un ordine che, instaurando la rottura e la disarmonia fra la madre e il bambino, introduce quest’ultimo alla vita sessuale […] Criticare il patriarcato significa mettere in questione quel processo simbolico che assicura per ciascun soggetto la formazione dell’identità sessuale e di genere. Il sistema del patriarcato permette al soggetto […] di trovarsi effetto di un’identificazione con il padre che consenta di accedere, non in modo incestuoso (corsivo mio), al suo posto simbolico”.
Le conseguenze che scaturiscono da quest’analisi mi sembrano evidenti:
a)      Il padre e la sua legge sono gli ostacoli che devono essere rimossi affinché il ciclo di riproduzione allargata del capitale possa ripetersi all’infinito. Il tentativo di spazzare via il padre, e con ciò favorire il ciclo del capitale coi relativi enormi interessi economici, ha individuato nelle nuove ideologie dei diritti (malintesi) lo strumento principe attraverso il quale realizzarsi.
b)     I movimenti omosessuali e il femminismo sono ormai, per il loro carattere ideologico antipaterno, interamente interni alle dinamiche del capitale. E con essi, non sembri un paradosso, i vari movimenti new age che, parallelamente all’idolatria verso Gaia, sono interni ad una concezione che privilegia il rapporto simbiotico madre/figlio.
c)      Tali dinamiche, lungi dall’essere l’espressione ultima di una organizzazione sociale maschilista, costituiscono (o favoriscono/incentivano) forme di regressione verso un nuovo matriarcato, prima psichico poi inevitabilmente anche socioculturale.
d)     L’Occidente è nel pieno di questo vortice. È anche e soprattutto questo che spiega la sua crisi e il suo declino che pare inevitabile, nonostante l’enorme potenza tecnologica e militare. Almeno finché non prenderà coscienza delle vere dinamiche culturali che sono in atto.

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