lunedì 5 maggio 2014

IL GODIMENTO SMARRITO DELL'OMOSESSUALITA'. Intervento di Chiara Oggionni

Pubblichiamo alcuni passi dell'articolo di Chiara Oggionni (psicoanalista, psichiatra) sul libro Il padre dov'era di G. Ricci. L'articolo è uscito sulla rivista LETTERA dedicata al tema 
CURA E SOGGETTIVAZIONE (Mimesis, Milano 2014) 


(…) Ricci chiama “godimento smarrito” la bandiera della libertà omosessuale. Una libertà ostentata ed imposta al mondo e distingue lucidamente due forme di espressione omosessuale dove l’una interroga il soggetto e l’identità e l’altra è un’adesione di militanza gay, una forza politica che si appoggia ad un gioco sottile di poteri. Sul problema identitario di genere si collocherebbe la “scelta” omosessuale. Il vantaggio di questa posizione risiederebbe nella potenza gruppale e partitocratica degli omosessuali e di chi regola il potere dell’ideologia. La lettura che ne esce è sconfortante, poiché ci riporta alla questione della conduzione occulta e dell’uso demagogico dei problemi psichici da parte dei mass media e alla prevedibilità del risultato finale dove la diagnosi sarà il nome proprio del soggetto, una marca di appartenenza e una forma di controllo sociale delle masse. L’omosessualità diventa allora un movimento di adesione che può portare visibilità e vantaggio nel sociale e nelle aree intellettuali e politiche, saltando al volo l’autoanalisi sull’identità sessuale, sul tema della sessualità, dei rapporti e delle relazioni nella vita. Come effetto collaterale dell’impostazione rigida del movimento ideologico omosessuale si rinforza in questi anni il concetto di omofobia come posizione critica e discriminatoria verso qualunque forma di omosessualità. L’omofobia diventa un’altra parola strumentale ed individua colui che giudica l’omosessualità una malattia.


(…) Nella sessione del libro che si intitola la “nuda sessualità” l’autore svolge il tema del confronto con l’alterità. L’omosessualità legata al piacere pregenitale porta ad escludere naturalmente la filiazione e la trasmissione. Lo scacco simbolico di questa posizione appare evidente all’autore; da questo assunto che più volte viene ripreso nel libro e ne costituisce come ho già osservato il punto di originalità e di forza, si colloca il grande interrogativo sul tema del controllo delle masse al fine della disgregazione del nome del padre, del caos e della sovversione della potenza del legame familiare. 
(…) La seconda parte del libro è dedicato alla clinica delle omosessualità. L’autore ripercorre i capisaldi della teoria della psicoanalisi freudiana e lacaniana e altri autori contemporanei. Come per altri sintomi anche per il sintomo omosessuale la qualità del fenomeno dipende dalla struttura che lo sottende; nevrosi, psicosi o perversione. Nell’omosessualità il sintomo si produce durante il processo di sessuazione che è volto alla costruzione dell’identità di genere. Nella nevrosi il soggetto opera un interrogativo per comprendere il sintomo. Nelle psicosi o nelle patologie borderline il sintomo funziona da supplenza dove la direzione della cura dovrebbe favorire una stabilizzazione sintomatica. Nella perversione, denominata “parafilia” si situa il problema della fissazione alla sessualità infantile e al godimento dell’identico; in questa formulazione per il soggetto, l’altro è puro oggetto di godimento e non vi sono i sentimenti di vergogna o di colpa. 
(…) La teoria dell’autore, che dà il titolo al libro si appoggia su due importanti considerazioni teoriche. Il declino simbolico del padre, la confusione dei generi e il prevalere nel sociale del codice materno. Ricci considera come staccando l’istanza del piacere della funzione riproduttiva, il sesso rimanga solo un organo del godimento. Una delle conseguenze è l’indebolimento della differenza tra i sessi e la prevalenza di soddisfacimenti autoerotici o solitari come internet, la pornografia, i giochi di ruolo. E la caduta del desiderio sessuale. Il padre dov’era è una forma di risposta al trauma della forclusione del nome del padre, all’impossibilità di accedere alla funzione simbolica del padre, nella solitudine senza parole del rapporto con una madre dal desiderio esclusivo che sa possedere in modo totalitario. Dalla Ballata delle madri di Pasolini, l’autore riporta uno stralcio emblematico: 

“Madri mediocri, che non hanno avuto 
per voi mai una parola d’amore, 
se non d’un amore sordidamente muto 
di bestia, e in esso v’hanno cresciuto, 
impotenti ai reali richiami del cuore”.

Quello che resta dalla lettura del libro di Giancarlo Ricci è molto più profondo rispetto al tema che viene trattato negli aspetti storici, sociali e teorici. Si denota nell’autore una passione per la clinica e la capacità di cogliere l’immensa solitudine del paziente. Ma quale solitudine? (...)