Il libro Pedofilia. Una battaglia che la Chiesa sta vincendo,
di Massimo Introvigne e Roberto Marchesini (SugarCo)
di Massimo Introvigne e Roberto Marchesini (SugarCo)
fa il punto sulla problematica della pedofilia
dal punto di vista storico, filosofico, clinico.
Intanto la recente approvazione del "Rapporto Lunacek"
da parte del Parlamento Europeo e
l'obbligo del "certificato antipedofilia"
passano sotto silenzio.
da parte del Parlamento Europeo e
l'obbligo del "certificato antipedofilia"
passano sotto silenzio.
“La marcia verso la normalizzazione della pedofilia procede apparentemente inesorabile ed inarrestabile”, osserva Roberto Marchesini (psicologo e formatore). Il suo contributo, assieme a quello di Massimo Introvigne, lo troviamo in un libro dal titolo Pedofilia. Una battaglia che la Chiesa sta vincendo (SugarCo, 2014).
Mentre Introvigne riconsidera tutta la questione della pedofilia nell’ambito della Chiesa, “scandali” e strumentalizzazioni incluse, il contributo di Marchesini svolge un approfondimento storico, filosofico e soprattutto clinico. E’ un contributo poliedrico, essenziale che inquadra la questione nei suoi svariati aspetti: dalle ambigue definizioni psichiatriche alla classificazione sempre meno ristrettiva da parte del DSM 5, dall’analisi dei movimenti pedofili alle strategie comunicative che i mass media utilizzano per far passare un’idea normalizzante di una perversione sempre più “accettabile”. Del resto è sempre più urgente distinguere, come propone Marchesini nelle prime pagine del suo contributo, tra pedofilia, pederastia, efebofilia e le dinamiche psichiche e psicologiche che ne sono alla base. Solo distinguendo infatti è possibile cogliere la complessità di un fenomeno che si sta diffondendo sempre più, dal turismo sessuale a una cultura lassista e indifferente in cui “tutto è possibile”.
Mentre Introvigne riconsidera tutta la questione della pedofilia nell’ambito della Chiesa, “scandali” e strumentalizzazioni incluse, il contributo di Marchesini svolge un approfondimento storico, filosofico e soprattutto clinico. E’ un contributo poliedrico, essenziale che inquadra la questione nei suoi svariati aspetti: dalle ambigue definizioni psichiatriche alla classificazione sempre meno ristrettiva da parte del DSM 5, dall’analisi dei movimenti pedofili alle strategie comunicative che i mass media utilizzano per far passare un’idea normalizzante di una perversione sempre più “accettabile”. Del resto è sempre più urgente distinguere, come propone Marchesini nelle prime pagine del suo contributo, tra pedofilia, pederastia, efebofilia e le dinamiche psichiche e psicologiche che ne sono alla base. Solo distinguendo infatti è possibile cogliere la complessità di un fenomeno che si sta diffondendo sempre più, dal turismo sessuale a una cultura lassista e indifferente in cui “tutto è possibile”.
Lo dimostra brillantemente l’iniziativa ministeriale che, su direttiva comunitaria, impone l’obbligo, per coloro che lavorano “a contatto” con minori, di un “certificato antipedoflia”, in pratica la verifica del casellario giudiziario. Curiosa vicenda, indice e sintomo di come la società risponde unicamente in termini giudiziari di fronte a quelle questioni esplosive che non è in grado di affrontare altrimenti, ad esempio in termini culturali, di educazione, di formazione, di progetto di civiltà. Curiosa questione, ulteriormente, che a imporre questa procedura burocratica sia stata (essenzialmente) la Germania in cui la pedofilia raggiunge livelli da record, insieme ad altri paesi nordici. Non preoccupiamoci: il nuovo DSM 5, appena uscito, proclama disinvoltamente che le “parafilie non sono da considerare ipso facto disturbi mentali”. In termini storici non possiamo fare a meno di osservare che ciò che accade oggi a proposito delle parafilie (tra cui la pedofilia) accadeva quattro decenni or sono per l’omosessualità, quando fu derubricata dal DSM.
E ancora, da un altro punto di vista storico e politico, per seguire il tema scottante della pedofilia e del suo uso mediatico, abbiamo in questo libro il notevole contributo di Massimo Introvigne. Il quale dimostra come dall’Irlanda agli Stati Uniti, passando per l’Italia, si siano organizzate autentiche lobby per amplificare con statistiche gonfiate il fenomeno, per lucrare attaccando le diocesi con cause miliardarie, per promuovere speculazioni intese a screditare i Pontefici, i sacerdoti e più in generale la Chiesa.
Introvigne, sociologo che da anni studia il fenomeno dei preti pedofili, invita – seguendo l’insegnamento di Benedetto XVI – a non minimizzare un dramma che purtroppo, tragicamente, esiste, ma a non rinunciare neppure a denunciare le falsità, le esagerazioni e le manipolazioni delle lobby al servizio di un’agenda anti-cattolica. Soprattutto, denuncia la congiura del silenzio su un dato di fatto che appare sempre più macroscopico, ma che i grandi media continuano a ignorare: le misure di prevenzione della Chiesa volute da Benedetto XVI e da Papa Francesco funzionano, e i casi di preti pedofili diminuiscono sensibilmente fino quasi a sparire in Paesi un tempo molto colpiti da questa piaga vergognosa.
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